Per Giulio Obici la fotografia è lo strumento per un appassionante esercizio dello sguardo che permette di scoprire di volta in volta nella realtà un quadro informale (I muri), un gioco surrealista (I folletti e le Cronache metropolitane), un’opera concretista (Le angolazioni). La lezione dell’arte delle avanguardie artistiche del Novecento viene applicata da Obici nella sua quotidiana pratica di ricognizione della realtà, osservando e aspettando che le forme e le storie del mondo svelino spazi per l’immaginazione e per la fantasia. (Tatiana Agliani)
Sarebbe un errore non considerare anche tutti gli scatti di Obici come frammenti di un’unica grande narrazione che altro non è che la poetica del fotografo. Una poetica che funziona come minimo comune denominatore di ogni scatto e che credo sia riassumibile nel concetto di epifania, una piccola rivelazione che scosta il velo della lente quotidiana che uniforma la visione e permette di vedere ciò che ci circonda come se fosse la prima volta che lo vediamo. (Olivia Corsini)